PARKINSON E EMOZIONI

Ottobre 11, 2023

Si può essere inquieti, ansiosi o prendere gli accadimenti della vita con apatia e incapacità di provare piacere. A volte sono i farmaci

La malattia di Parkinson è conosciuta soprattutto per i disturbi del movimento: tremori, rigidità e andatura impacciata, ma comporta anche alterazioni a carico del  sistema nervoso vegetativo e modifiche nella capacità di elaborare le emozioni.

Il parkinsoniano può reagire in modo abnorme agli accadimenti di vita in grado di suscitare emozioni. Spesso la risultante di emozioni elaborate impropriamente è l’ansia, che può manifestarsi sotto forma di inquietudine, o attraverso sintomi fisici, come l’irrequietezza motoria. Altre volte il risultato è invece un abbassamento del tono dell’umore, con apatia, incapacità di provare piacere e l’incapacità di riconoscere le proprie emozioni. Alterazioni emozionali che possono condizionare anche la famiglia e generare problemi relazionali. Questi cambiamenti emotivi sono comprensibili se consideriamo che la dopamina, il neurotrasmettitore carente in alcune zone del cervello della persona con Parkinson, è deficitaria non solo nei circuiti neuronali che modulano la motricità, ma anche nel sistema limbico, la parte del nostro cervello che regola le reazioni emotive come rabbia, dolore, paura, gioia.

Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che alcune alterazioni emozionali di chi soffre di malattia di Parkinson possono essere anche correlate ai farmaci utilizzati per trattarla. In effetti, gli antiparkinsoniani possono determinare fluttuazioni emozionali, come accade quando finisce l’effetto di una somministrazione di levodopa, il farmaco che viene trasformato in dopamina a livello cerebrale. Fluttuazioni caratterizzate da ansia e agitazione che permangono fino all’assunzione della dose successiva. Altri effetti sfavorevoli sono dovuti alla terapia cronica con alcuni farmaci che mimano l’azione della dopamina, come i dopaminoagonisti, che possono indurre disturbi del controllo dell’impulsività, caratterizzati da forte tensione emotiva a cui possono seguire comportamenti scarsamente controllabili, come gioco d’azzardo, shopping compulsivo, ipersessualità.

Oltre a questi cambiamenti emotivi, in corso di malattia di Parkinson possono manifestarsi anche veri e propri disturbi psichici, come forme depressive che alle volte compaiono anche prima dei sintomi motori. Nelle fasi più avanzate della malattia si sviluppano invece alle volte forme psicotiche con allucinazioni e delirio, soprattutto in relazione a dosaggi elevati di farmaci, che  tuttavia sono necessari per contrastare i sintomi motori. Per fortuna oggi i neurologi, soprattutto se esperti in malattie del movimento, hanno acquisito grande sensibilità e competenza nel riconoscere le alterazioni emotive e i disturbi psichici della persona con Parkinson nelle varie fasi di malattia. Oggi si pone poi anche grande attenzione alla comunicazione della diagnosi: è un momento estremamente delicato che il paziente vive spesso come un profondo trauma.

Scoprire di avere una malattia neurodegenerativa induce ansia, altera la qualità del sonno, può indurre depressione. Pertanto è necessario relazionarsi alla persona con empatia, per accompagnarla in un percorso di accettazione e consapevolezza, che le permetta di sviluppare tutte le sue risorse per un contrasto, anche emotivo, alla progressione della malattia.

Per fortuna oggi disponiamo di farmaci che ci permettono di trattare il disagio emotivo e psichico delle persone con Parkinson, anche se diventa sempre più necessario porre attenzione a terapie multiple in pazienti fragili. In alcuni casi, per il benessere delle persone in cura, è necessario, più che aggiungere nuove prescrizioni farmacologiche, tentare di sospendere terapie precedentemente prescritte o ridurne il dosaggio, per raggiungere un miglior benessere clinico anche sul piano emozionale e psichico.