L’APPROCCIO PSICOLOGICO

Novembre 30, 2018


Maria Grazia IULIANO
Dottoressa in Psicologia

Comprendere qualcuno non significa sapere ciò di cui sta parlando, vuol dire ascoltare e condividere l’eventuale sofferenza con empatia .

Il paziente parkinsoniano finisce spesso per chiudersi lasciando spazio all’isolamento, al senso di inadeguatezza, alla paura del giudizio, alla perdita di spontaneità nell’interagire con l’altro ed in questo modo la sua personalità diventerà più rigida, abitudinaria e chiusa.

Troppo spesso si pone l’accento sui deficit, sulle abilità perse, sulle risorse non più utilizzabili..mentre bisognerebbe porre l’attenzione sulle risorse che ancora appartengono al paziente e su quelle nuove che il soggetto non ha ancora scoperto.

La medicina ha il compito di combattere per ciò che stiamo perdendo, l’approccio psicologico ci permette di riconoscere le risorse che possono emergere, momento per momento, vivendo l’esperienza del qui ed ora con consapevolezza.

Spesso accade di attribuire alla malattia tutto ciò che succede e il paziente si identifica con la malattia stessa.

La medicina mi aiuterà a combattere contro il Parkinson, ma io devo imparare a concentrarmi sulla “mia” esperienza, cogliendo le difficoltà che incontro e far leva sulle mie risorse per affrontarle.

La “RELAZIONE CON L’ALTRO” è un’ottima cura per migliorare la situazione di difficoltà in cui mi trovo, perché avere la possibilità di condividere la propria esperienza personale, quella di potersi raccontare, di ascoltare l’altro, mi permette di acquisire nuove risorse.

L’associazione può essere di aiuto per un sostegno psicologico sia individuale che di gruppo.

A livello individuale ho la possibilità di essere accolto ed ascoltato.

A livello di gruppo ho la possibilità di stare a contatto con altre persone con il mio stesso problema ed il confronto potrebbe cambiare il mio punto di vista e promuovere in me un cambiamento in positivo.

Tutto questo vale anche per i familiari.

La relazione all’interno della famiglia cambia quando c’è una patologia seria da affrontare : i farmaci e i sintomi diventano le lancette che scandiscono il tempo.

I familiari devono imparare a sostenere il proprio caro dandogli fiducia senza sostituirsi a lui con un atteggiamento vicariante.

La famiglia ha bisogno di mantenere la propria dimensione umana, ma spesso accade che essa mette in secondo piano le proprie esigenze per dedicarsi quasi interamente al proprio caro e il risultato è che rinunciando alla propria vita sociale, il senso di frustrazione e di impotenza aumentano.

Importante è, invece, continuare a prendersi cura di sé e crearsi anche i propri spazi, questo gioverà a tutti compreso il malato.

Per i famigliari, accorgersi che ci sono altre persone che vivono le stesse esperienze, le stesse difficoltà, li farà sentire meno soli.

L’accoglienza psicologica può dare spessore alla persona, incentivando gli aspetti relazionali, la comunicazione empatica e la reciprocità.

L’associazione, oggi, è una realtà presente sul nostro territorio e può costituire un supporto concreto per pazienti e familiari dal punto di vista informativo e psicosociale, offrendo uno spazio “protetto” di confronto e condivisione dei relativi vissuti e delle strategie per affrontare la malattia.